“Web therapy”: psicoterapia e consulenza psicologica online, tra fiction e realtà

Si sente sempre più spesso di parlare di consulenza psicologica online o di psicoterapia mediata da internet, in particolare nell’ultimo periodo. Infatti, per contrastare il contagio da Covid-19 (in linea con le limitazioni raccomandate dal governo) molti psicologi hanno adottato la modalità a distanza per proseguire o intraprendere i percorsi terapeutici. 

Il vantaggio è ridurre al minimo gli spostamenti e i contatti sociali, precauzione di primaria importanza nella prima fase di diffusione del coronavirus. 

Anche se soltanto oggi è emersa la necessità, la psicoterapia mediata da internet è una prassi che è sempre esistita. Negli Stati Uniti è diffusa già a partire dagli anni ‘70. Di fatti la prima definizione di prestazione psicologica online in letteratura risale al 1998 (Bloom):

ogni tipologia di interazione terapeutica professionale e qualificata che utilizza internet per connettere un professionista della salute mentale con i suoi clienti

Restano fermi i quattro punti principali della prestazione psicologica, intesa come “azione professionale che tramite la relazione, è tesa a produrre una valutazione oppure a promuovere un cambiamento/miglioramento sulla base delle esigenze/bisogni/attese/domande, espresse dal cliente”. 

In primis vi è la domanda del cliente, seguita dall’azione del professionista, la relazione quale strumento mediante il quale si produce cambiamento ed infine il tema del cambiamento come quale condizione di processo/esito. A questa definizione si aggiunge la complessità dovuta all’introduzione della mediazione tecnologica.

La consulenza psicologica online nelle serie tv: un cattivo esempio?

Nel 2011, il canale Showtime trasmetteva per la prima volta la serie tv americana “Web Therapy”, che tratta proprio di questo argomento. La protagonista è la dottoressa Fiona Wallice, interpretata dall’attrice Lisa Kudrow, che è anche l’ideatrice del programma. 

L’attrice Lisa Kudrow, ideatrice e protagonista della serie TV “Web Therapy”.

La serie tv “Web Therapy”, diretta da Don Ross, è ferma alla quarta stagione e non ha riscosso molto successo in Italia. Infatti, ha ricevuto critiche contrastanti, nonostante le ottime performance della Kudrow. Il genere è comico, per non dire parodistico, in quanto sia i personaggi sia il contesto appaiono molto forzati e lontani dalla realtà. La stessa protagonista, una psicologa che segue i suoi pazienti online, appare come una caricatura: terapista poco professionale, stravagante e molto egocentrica, priva di empatia e di senso morale, incontra i suoi pazienti a tutte le ore del giorno, con disinvoltura parla sfacciatamente della sua vita privata. La dottoressa Wallice offre sessioni rapide di terapia, in quanto ritiene che la tradizionale seduta di “50 minuti” sia troppo lunga e dia adito ai pazienti di parlare di cose irrilevanti. Questo ricorda molto vagamente le sedute “a durata variabile” di lacaniana memoria oppure la più recente “terapia strategica breve”.

Gradualmente gli episodi rivelano tutta la fragilità che si cela dietro un personaggio apparentemente sicuro di sé e “ben confezionato”: Fiona era una bambina obesa, che si sentiva “non vista” dai suoi genitori, sempre in competizione con la sorella; è stata quasi espulsa dal college e dormiva con un professore; suo marito Kip è segretamente gay e altri disastri. 

Lo stile della serie è volutamente ironico e irriverente, perciò non ci stupisce, ma torniamo alla realtà. “Web Therapy” ci mostra un esempio negativo di consulenza psicologica a distanza, per tutta una serie di motivi. Innanzitutto è evidente l’assenza di confini temporali e personali: la dottoressa Wallice riceve i suoi pazienti via Skype a qualsiasi ora del giorno (e della notte); inoltre, la protagonista non mantiene alcuna riservatezza in merito alla privacy.

In effetti le uniche condizioni della terapia online (a parte ovviamente avere una buona connessione!), sono proprio quelle legate alla privacy e alla definizione delle regole: se nell’incontro presso lo studio del professionista, le regole sono facilmente definibili, ciò non sempre accade con la terapia online: la casa o l’ufficio non godono della stessa neutralità dello studio terapeutico. Incursioni di persone esterne nella stanza durante l’ora di terapia, per esempio, possono generare preoccupazioni legate alla privacy, che è un elemento fondante di qualunque terapia (per questo è importante scegliere la stanza e l’orario in cui questo aspetto è garantito). Inoltre maggiori elementi di distrazione a disposizione possono rendere meno efficace la seduta (è sempre consigliabile l’uso di auricolari). Infine la gestione del tempo non deve essere diversa da quello che avviene nella realtà fisica: gli orari devono essere concordati e il contatto non deve avvenire con modalità casuali o senza preavviso.

La consulenza psicologica online nella realtà

La realtà della consulenza psicologica online è nettamente diversa: per fortuna! Partiamo da qualche dato: secondo il rapporto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 2015, il 25% degli italiani ricorre a internet per ottenere informazioni sulla salute e si è registrato un incremento dal 45% al 55% dal 2011 al 2013; tali ricerche riguardano nella fattispecie informazioni su malattie, ma anche su possibilità di cura, caratteristiche dei farmaci e su medici e centri di eccellenza specializzati.

Il concetto di salute è profondamente cambiato nel tempo: rispetto ad una concezione più classica e tradizionale, la salute non è semplicemente assenza di malattia, ma benessere “globale”, che abbraccia più ambiti dell’individuo, tra cui quello psicologico. Per tale ragione si ritiene necessario raggiungere sempre più persone affinché possano ricevere un’informazione esaustiva anche in merito ai disturbi mentali e alle loro possibilità di cura. 

I vantaggi della psicoterapia online

Come dicevamo in premessa, la consulenza online ha permesso a molti pazienti di rimanere in contatto con i propri terapeuti durante il periodo di quarantena; tale modalità è in grado di abbattere qualsiasi tipologia di barriera, anche in termini di accessibilità. È pur vero che, le uniche barriere con cui si dovrà sempre fare i conti sono le resistenze al trattamento, alimentate da alcuni aspetti critici che sono insiti nel rapporto online: lo scetticismo rispetto all’efficacia degli interventi condotti online; la scarsa conoscenza del fenomeno; inadeguate conoscenze digitali; la tutela della privacy; normativa poco chiara.

Tuttavia ci sono dei presupposti che possono rassicurare gli utenti:

  • i principi etici e le norme del Codice Deontologico si applicano anche nei casi di prestazione psicologica mediata da internet;
  • ogni psicologo ha la responsabilità di valutare l’adeguatezza di tale strumento in base alle caratteristiche dell’intervento e dei soggetti coinvolti;
  • gli psicologi sono tenuti a rendere identificabili le loro competenze ai clienti, dichiarando la propria identità e fornendo prove, comprese qualifiche, esperienza in materia, iscrizione all’albo etc.;
  • inoltre i professionisti devono prendere tutte le precauzioni per proteggere e mantenere la riservatezza di dati e informazioni relative ai propri pazienti;

Infine, vogliamo ricordare che la distanza fisica non è distanza mentale: un buon terapeuta è in grado di utilizzare empatia, ascolto attivo e tutti gli strumenti di cui dispone anche in modalità a distanza. Il “setting” non è soltanto un luogo fisico (la stanza, la sedia, la scrivania) ma è prima di tutto uno spazio mentale, sgombro di preoccupazioni e giudizi personali, attraverso il quale il professionista accoglie, come una tela bianca, le osservazioni del paziente.

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