Schiavi del controllo: il disturbo ossessivo compulsivo

Cos’è il disturbo ossessivo compulsivo?

Il Disturbo ossessivo compulsivo, conosciuto anche come nevrosi o sindrome ossessivo-coattiva, è un disturbo psichiatrico che può manifestarsi in varie forme a seconda delle caratteristiche e della storia personale del paziente. Ciò che accomuna le diverse manifestazioni del DOC è la presenza di due elementi fondanti, ovvero:

  • le ossessioni, intese come pensieri intrusivi e ricorrenti, tipicamente automatici e pertanto difficili da controllare o eliminare;
  • le compulsioni, dette anche “rituali ossessivi”, ovvero condotte ripetitive e automatiche, azioni messe in atto dalla persona per controllare o opporsi ai pensieri ossessivi.

Ossessioni e compulsioni sono entrambe caratterizzate da rigidità, ovvero si tratta di schemi mentali e comportamentali molto difficili da scardinare, senza un trattamento psicoterapeutico. 

Qualsiasi tentativo di ostacolare l’intrusione dei pensieri ossessivi è pressocché inutile: avete presente quando più cercate di non pensare a qualcosa è più vi torna in mente? Il meccanismo è essenzialmente simile: la persona affetta da DOC esegue in maniera automatica e eccessiva i comportamenti rituali al fine di scongiurare il manifestarsi della temibile ossessione (che varia da persona a persona).

Jack Nicholson ed Helen Hunt in una scena del film Qualcosa è cambiato

L’interruzione dei rituali o l’impossibilità di eseguirli (per cause di forza maggiore) provoca un profondo senso di disagio e l’ansia, perché in questi casi sono le ossessioni a prendere il sopravvento.

Le ossessioni possono riguardare vari ambiti, dando vita a diverse tipologie di DOC (fonte):

  • nel DOC da contaminazione l’ossessione riguarda la preoccupazione insistente di potersi sporcare o “contaminare” e ciò comporta l’evitamento di luoghi pubblici a scapito di un sano sviluppo di relazioni sociali;
  • nel DOC da controllo l’ossessione predominante è il dubbio di aver fatto o di non aver fatto qualcosa che possa aver danneggiato sé stesso o gli altri e ciò induce a mettere in atto controlli ripetuti e protratti nel tempo (ad esempio, controllare infinite volte di aver chiuso la macchina, spento il gas o chiuso la porta di casa etc.);
  • nel DOC da ordine e simmetria, come si evince dal nome stesso, l’ossessione riguarda l’ordine e la simmetria, ovvero un certo modo di disporre gli oggetti rappresenta il rito rassicurante in questo caso; ciò comporta, ovviamente, ulteriori rituali al fine di controllare e riordinare infinite volte le proprie cose;
  • infine, il DOC di tipo superstizioso è caratterizzato dall’ossessione che possano verificarsi eventi negativi, pertanto chi ne è affetto mette in atto azioni o pronuncia parole nella convinzione di poter scongiurare tali situazioni.

Le persone che soffrono di DOC, pur rendendosi conto dell’irrazionalità fondante questi schemi mentali, non sono in grado di vincere le loro convinzioni, fino a divenire “schiavi del controllo”

Il DOC nel cinema: le caratteristiche del protagonista del film “Qualcosa è cambiato”

“Qualcosa è cambiato” è un film del 1997, diretto da James L. Brookes e interpretato da Jack Nicholson ed Helen Hunt, entrambi vincitori del Premio Oscar, rispettivamente come Miglior Attore e Miglior Attrice. 

Il protagonista assoluto della storia è Melvin Udall (Jack Nicholson), un uomo affetto proprio da Disturbo ossessivo compulsivo. In lui è infatti possibile riconoscere, fin dall’inizio del film, alcuni dei sintomi caratteristici di questo disturbo: 

  • l’ossessione per l’igiene, che lo induce a lavarsi le mani continuamente e ogni volta con un sapone nuovo, appena scartato, oppure ad indossare dei guanti quando è fuori casa; 
  • i “rituali”, come camminare senza calpestare i bordi delle piastrelle, chiudere a chiave l’appartamento prima di andare a dormire con un numero preciso e sempre identico di mandate, e infine riporre le proprie cose con un ordine che potremmo definire “maniacale”, seguendo dei criteri specifici, anch’essi sempre uguali. 

Inizialmente sono proprio le sue “routine” e le sue giornate pressocché identiche, a condurlo all’incontro con l’altra protagonista del film, Carol: cameriera e mamma (single) a tempo pieno di un bambino molto debole di salute e che richiede cure costanti. 

Tra gli altri “rituali” su citati, infatti, c’è anche quello di sedersi sempre allo stesso tavolo del ristorante (anche a costo di far scappare i clienti!) e la pretesa di essere servito sempre e solo da Carol. La conoscenza di questa donna diverrà sempre più approfondita ed essenziale nell’innescare il processo di cambiamento a cui assistiamo nel film: Carol sarà disposta ad accettare le stranezze di Melvin?

Jack Nicholson, con la sua straordinaria verve (aiutato anche dalla singolarità del personaggio che sembra cucito addosso all’attore) riempie la scena del film. Melvin sembra rubare la scena agli altri personaggi, così come il DOC, con le sue ossessioni e compulsioni, riempie la vita di chi ne soffre: i pensieri intrusivi del paziente ossessivo e i comportamenti che egli mette in atto per controllarli e “tenerli a bada”, infatti, finiscono per assorbire totalmente la sua vita e il suo tempo, mettendo da parte altri interessi e condotte ben più salutari e soddisfacenti. Come si può immaginare, oltre a comportare un grande dispendio di energia mentale (e vitale) i sintomi associati al DOC rischiano di rendere la vita impossibile a chi ne soffre. 

Tuttavia, man mano nella trama del film fanno capolino tutti gli altri personaggi, istaurando relazioni fondamentali per l’evoluzione del disturbo e l’emancipazione di Melvin dai suoi sintomi: il “soggetto patologico”, ovvero la centralità assunta dal “prototipo” del classico paziente ossessivo (esisto soltanto io con i miei rituali) lascia spazio alla relazione e all’incontro autentico con l’altro. 

“Cosa è cambiato esattamente?” Evoluzione del disturbo fino alla guarigione finale

Come accade chiaramente nel film, anche una piccola “violazione” della routine quotidiana può fare la differenza, sbloccando un meccanismo ripetitivo e ristabilendo di volta in volta un nuovo equilibrio. 

Nel film “Qualcosa è cambiato” la routine di Melvin è spezzata in primis dalla presenza di un cagnolino, che da sola riesce a spostare il focus dall’urgenza di portare a termine i rituali alla dedizione verso un altro essere vivente. 

Prendersi cura di qualcun altro, spinto dalle sue continue richieste e dai moti di affetto, diviene “terapeutico” per Melvin, che finalmente inizia ad aprirsi sempre di più al mondo esterno.

Melvin, che era sostanzialmente un provocatore, un individuo impulsivo, cinico, dal carattere burbero e solitario, che aveva ridotto al minimo le sue interazioni sociali, considerato odioso dai suoi vicini, dopo il primo cambiamento riesce persino a tollerare la presenza di un cagnolino… 

Successivamente, mosso dai sentimenti per Carol e dal desiderio di diventare “una persona migliore”, si verificano dei cambiamenti straordinari nei comportamenti di Melvin, cambiamenti che lo condurranno finalmente sulla via della guarigione: 

  • impara ad entrare in contatto con le proprie emozioni e ad esprimerle in modo appropriato; 
  • inizia a preoccuparsi delle conseguenze che possono scaturire dalle sue provocazioni continue; 
  • ammorbidisce il suo carattere tipicamente scontroso e ostile (in altre parole abbassa le sue difese); 
  • prova empatia per il proprio vicino Simon che sta attraversando un momento difficile, fino a identificarsi nelle sue parole:

Non riesco a dormire, a liberare la mente e ad essere me stesso. Sono stanco anche di lamentarmi.  Voglio dei pensieri nuovi.”

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