Psicologia dell’infanzia: il metodo Montessori

Oggi è l’anniversario della data di nascita di una donna che ha inventato un metodo educativo unico al mondo: il 31 agosto del 1870 nasceva Maria Montessori.

Della sua biografia, facilmente reperibile ovunque, riportiamo un solo aneddoto: fu la prima donna a laurearsi in medicina in un’ università italiana, era il 1896 (tanto per farci un’idea della carica innovativa che questa donna portava dentro di sè). Ancor più interessante è il soffermarsi sull’analisi del suo metodo educativo ormai adottato da molte scuole d’infanzia in tutto il mondo. Il suo metodo si basa fondamentalmente sul rispetto della spontaneità, della libertà di espressione  e dell’individualità di ogni bambino, prescindendo dagli “standard” imposti, dal “cosi’ si fa perchè è giusto”, dal classico sistema fatto di premi/punizioni.

Per farci un’idea più pratica del suo sistema e offrire uno spunto sicuramente gradito ai genitori, vediamo punto per punto alcuni degli assiomi più importanti del Metodo Montessori:

1) Educare il bambino all’indipendenza

La base di ogni rapporto sano è – nell’infanzia come dell’età adulta -la volontà di vivere un rapporto in cui il benessere dell’altro è ricercato e non ostacolato, in maniera assolutamente non egoistica. E alla base di un atteggiamento altruistico c’è proprio il benessere dell’altro favorito dalle possibilità che gli vengono date di realizzarsi come persona in maniera unica e indipendente, in senso psicologico e anche prettamente pratico: insegnare ad allacciarsi le scarpe autonomamente è importante tanto quanto spingere il bambino ad avere un proprio pensiero critico. Ogni atteggiamento “assistenziale” non solo rallenta il processo di crescita personale ma sfavorisce anche lo sviluppo di creatività e intelligenza.

2) Non impedire a un bambino di fare qualcosa perché ritenuto troppo piccolo

Il punto di cui abbiamo appena parlato si lega direttamente a questo secondo assioma, entrando maggiormente nello specifico: bambini piccoli come bambini con particolari bisogni educativi, vanno assolutamente sostenuti nel loro processo di sperimentazione, in caso contrario si minerà oltre che alla loro autonomia, anche ad aspetti psicologici importanti come l’autostima.

3) Essere presenti e osservare, fare da guida se serve ma intervenendo il meno possibile

Sia chiaro: ciò non vuol dire che condividere momenti e attività con i bambini sia sbagliato, anzi, è una delle cose che li tiene in vita! E’ sbagliato pero’ intervenire quando un bambino è impegnato a svolgere un’attività da solo e divenire un ostacolo allo svolgimento delle attività: lasciamogli lo spazio per sbagliare, lo spazio per riprovare e cosi’ troverà anche lo spazio per riuscire.

5) Non obbligare un bambino a fare qualcosa

Questo è uno dei punti cruciali. Fateci caso, il mondo è pieno di persone che “mi piaceva la musica ma da quando mia madre mi ha costretto a suonare il pianoforte ho imparato solo ad odiarla”. Cerchiamo di realizzare i sogni dei bambini, non i nostri tramite i bambini. Non forzare un bambino a fare qualcosa significa molte cose e ha grandissime implicazioni psicologiche anche a livello della personalità, proviamo a chiederci, qual è il messaggio indiretto di una costrizione? In un obbligo stiamo dicendo molte cose, ad esempio stiamo dicendo al bambino che non è capace di scegliere da solo, che le sue scelte come individuo sono superflue o vanno sottomesse, che è un robot che deve eseguire senza capire, insomma che si deve adeguare. Uno dei messaggi peggiori che si può dare a chiunque.

6)Educare al contatto con la natura

Questo è probabilmente uno degli aspetti più lungimiranti del pensiero della Montessori, che diceva “nel nostro tempo e nell’ambiente civile della nostra società, i bambini… vivono molto lontani dalla natura ed hanno poche occasioni di entrare in intimo contatto con essa o di averne diretta esperienza”. Sembrano parole scritte per la nostra epoca in cui l’esperienza che i bambini fanno della natura è ridotta all’osso. Ma il consiglio montessoriano non è semplicemente quello di amare la natura, ma viverla: non solo ammirare un fiore e magari disegnarlo, ma anche imparare a curarlo e farlo crescere. Inoltre attività come ad esempio innaffiare le piante o prendersi cura degli animali hanno un forte significato metaforico e rappresentano una importante lezione per il bambino che apprende come l’amore non è solo istinto ma necessita anche di dedizione e impegno.

7) Realizzare un ambiente a misura di bambino

L’ambiente montessoriano sia a casa che a scuola si caratterizza per due aspetti: la libertà di scelta e l’adeguatezza spazio-fisica al bambino. Questo significa che  l’ambiente sarà ricco di stimoli multisensoriali in modo da invogliare il bambino a scegliere autonomamente su quali attività concentrarsi. Nello stesso tempo l’ambiente deve essere estremamente ordinato (e il bambino stesso ne apprenderà l’importanza) proprio per facilitare l’autonomia  e la scelta delle attività in maniera tranquilla e non caotica.  Per adeguatezza dell’ambiente si intende per esempio che anche l’altezza di una sedia può fare la differenza in quanto stimolare l’indipendenza del bambino significa “mettere il bambino nelle condizioni di” ed è proprio questo il ruolo che il genitore dovrebbe avere, quindi un ruolo assolutamente attivo e non passivo come apparentemente sembrerebbe.

8) L’apprendimento deriva dall’esperienza diretta e non dall’ascolto passivo

Questo è il precetto da cui partono le scuole montessoriane che infatti basano tutto il processo di insegnamento su un apprendimento di tipo “esperenziale” e tramite problem solving, in cui il sapere diventa “saper fare”, ben lontano dall’immagine classica a cui siamo abituati della lezione frontale in cui il maestro spiega e l’alunno ascoltando impara la lezione.

In conclusione

Secondo la montessori i bambini tendono naturalmente verso un processo cosiddetto di “normalizzazione” cioè di sviluppo sano delle potenzialità, avrebbero una sorta di primitivo impulso interiore verso l’attività e la maturità. Alcune problematiche che si incontrano nell’infanzia come ad esempio difficoltà di attenzione e concentrazione, sarebbero secondo la Montessori la conseguenza di uno sviluppo ostacolato dall’esterno, da una mancanza di corrispondenza tra gli stimoli esterni ambientali (in primis educativi) e l’espressione del bambino come individuo.

Sicuramente la rivoluzione pedagogica introdotta dalla Montessori ha avuto un ruolo determinante nella psicologia dell’infanzia che ha fatto propri teorie e metodi montessoriani per integrarli in ambito terapeutico in termini di cura ma anche di promozione del benessere psicologico del bambino e del genitore.


La dott.sa D’Ecclesiis riceve presso il suo studio a Roma dove effettua consulenze psicologiche rivolte all’infanzia. Per maggiori informazioni clicca qui.

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