Il termine fiducia deriva dal latino fidere, che significa “confidare”, “avere fede”. In passato era usato in riferimento alla fiducia negli dei: aver fede che essi proteggano le nostre vite. In tempi moderni, per fiducia intendiamo un sentimento che caratterizza tutte le relazioni umane: sia quella con noi stessi (fiducia in sé) sia quella con gli altri (fiducia che gli altri non ci tradiranno).
La fiducia si basa sull’idea di sentirsi al sicuro in un dato luogo e con determinate persone. Ha a che fare con la sicurezza che staremo bene e sulla certezza di poter contare su chi ci sta accanto. Aver fiducia in sé significa credere nelle proprie capacità di affrontare e gestire una situazione. A differenza dell’ottimismo, che è un atteggiamento che riguarda per lo più aspettative sul caso (ciò che proviene dal mondo esterno) la fiducia in sé riguarda la percezione di sé. Infatti, la fiducia in sé è correlata all’autostima, all’immagine di sé e alla percezione di autoefficacia. Tali costrutti sono intimamente legati e si influenzano reciprocamente.
Da cosa ha origine la fiducia in sé e negli altri
La fiducia, come pure l’ottimismo, deriva da un’aspettativa verso se stessi e gli altri, che a sua volta risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nella possibilità che accada qualcosa di buono. La fiducia negli altri si traduce in un atteggiamento di apertura e nell’essere predisposti a conoscere nuove persone, a fare amicizia. Al contrario, chi è diffidente tenderà a chiudersi e a non ricercare occasioni di contatto sociale.
La fiducia in sé ha origini molto recondite, in quanto essa è influenzata sia da fattori interni (come il temperamento di una persona) sia dalle esperienze familiari e sociali. I bambini costruiscono la propria immagine di sé soprattutto a partire dai rimandi da parte del contesto, in quanto la loro identità è in evoluzione. Analogamente potremmo dire in merito agli adolescenti: l’immagine di sé e l’autostima è influenzata dai giudizi degli altri e dal confronto con i coetanei. Ad ogni modo, le relazioni con le persone significative per noi influenzano il nostro modo di porci nei confronti degli altri.
Perché a volte è così difficile fidarsi?
Talvolta tendiamo a fidarci di alcune persone piuttosto che di altre. Ciò accade per diversi motivi: innanzitutto, perché osserviamo che il loro comportamento è coerente con il nostro (si comportano come avremmo fatto noi nella stessa situazione) ed è coerente nel tempo (mantengono la parola data); in secondo luogo, hanno i nostri stessi valori e ideali (crediamo e disapproviamo le stesse cose); a conferma di ciò abbiamo fatti concreti che supportano la nostra opinione su quelle persone.
Tuttavia ci sono persone che provano molta difficoltà a fidarsi degli altri, per cui tendono a non entrare in confidenza e a rifuggire da relazioni troppo “impegnative”. Per paura di soffrire nuovamente le persone diffidenti tendono a chiudersi e a non approfondire nessun rapporto.
Ciò a lungo andare comporta un conflitto di ambivalenza che induce le persone a soffrire ancora di più che se affrontassero il rischio di una delusione. La ragione è che l’essere umano è sociale ed è nato per stare in relazione. Non potremmo vivere e sopravvivere senza entrare in relazione sociale con un altro essere umano.
Come sconfiggere la paura e tornare ad avere fiducia negli altri
“Pisantropia” è il termine specifico che indica la paura di fidarsi degli altri. Come tutte le fobie, si tratta di una paura irrazionale di stabilire una relazione affettiva con un’altra persona. Tale fobia è probabilmente determinata da esperienze traumatiche o negative nell’infanzia. Tuttavia non è detto che si tratti di un atteggiamento destinato a permanere per tutta la vita.
I traumi si possono elaborare mediante un percorso di supporto psicologico psicoterapico, a tempo debito; così come alle esperienze negative è possibile attribuire un senso diverso. Nell’immediato tali esperienze appaiono come fortemente dolorose, invalidanti dal punto di vista emotivo e soprattutto totalizzanti. L’impatto iniziale è quello di rendere “assoluta” un’esperienza negativa: mi è successo una volta, succederà ancora, perché io sono fatta così o perchè gli altri “sono tutti uguali”.
Cinque consigli per tornare a fidarsi
Uscire da questo circolo vizioso di credenze (su di sé e sugli altri) è possibile, per tornare a vivere una vita piena e libera da condizionamenti passati. In che modo:
- Non fuggire dai propri sentimenti. Quando abbiamo la sensazione che una persona ci piace oppure che stiamo iniziando a stabilire un legame, non fuggiamo da questi rapporti. Approfondiamo piuttosto la conoscenza, senza il timore di “affezionarsi troppo”, idealizzare quella persone ed essere delusi. Perché la delusione non è altro che un’aspettativa mancata. Se noi impariamo a conoscere una persona, senza porci molte aspettative, riduciamo anche il rischio di restare delusi. Conoscere una persona senza avere aspettative, significa accettarla così com’è, senza eccessive idealizzazioni. Questo atteggiamento razionale aiuta a restare con i piedi per terra, ma non deve precluderci la possibilità di vivere le nostre emozioni. Se reprimiamo i nostri veri sentimenti, rischiamo di apparire non autentici agli occhi degli altri.
- Accettare la perdita. La mancanza di fiducia negli altri molte volte deriva proprio da esperienze sentimentali passate negative. Accettare la separazione dal partner è il primo passo per andare avanti e aprirsi a nuovi rapporti. Quando abbiamo smesso di farci domande sul passato, quando non ci chiediamo più “dove abbiamo sbagliato” è arrivato il momento di fidarsi e ricominciare a mettersi in gioco.
- Darsi tregua. Non è facile perdonare e perdonarsi, ma non bisogna essere troppo severi con sé stessi. Dopo un’esperienza di tradimento (in amore e in amicizia) spesso si tende a disinvestire totalmente l’ambito affettivo-sentimentale. Vero è che può accadere anche il contrario: cioè, si tende subito a riempire il vuoto lasciato da quella persona immergendosi in nuove relazioni (quando non siamo ancora pronti, quando la nostra ferita è ancora aperta). In questi casi, per evitare di finire in una sorta di “bulimia affettiva” e in relazioni che innescano una dipendenza affettiva, vale la pena prendersi un po’ di tempo per sé.
- Non minimizzare il problema: molte persone diffidenti tendono a non prendere sul serio il fatto di non entrare in intimità con qualcuno. Di solito cercano di allontanare il problema con frasi del tipo: preferisco concentrarmi sulla carriera; sono troppo giovane per impegnarmi; non voglio complicarmi la vita; non posso concedermi distrazioni in questo momento della mia vita etc. Certo, molte persone sono single e soddisfatte di questa scelta. In altri casi invece, la solitudine non è una scelta ma una forma di difesa.
- Impara a delegare: non si tratta letteralmente di “mettere alla prova”, però affidati agli altri per piccole cose. Inizia ad affrontare nella vita quotidiana quelle piccole situazioni che richiedono la fiducia negli altri. Pur trattandosi di esperienze semplici e “giornaliere”, l’esito positivo comporterà un piccolo spiraglio di apertura ogni giorno. A lungo andare avremo imparato ad affidarci agli altri e ad approfondire i nostri rapporti, ponendo le basi per una vita relazionale piena.