Da dove vengono rimuginio e pensieri tossici?

Rimuginare significa elaborare a lungo nella mente, con insistenza e in modo quasi ossessivo, un certo contenuto mentale. Rimuginio e pensieri tossici rappresentano un processo che, oltre ad essere stressante e costoso in termini di risorse cognitive, è controproducente e nocivo per il nostro benessere. “Pensare troppo” limita l’azione e blocca il processo decisionale.

Il rimuginio dunque si presenta come una catena di pensieri tossici, nei quali ci si interroga continuamente su passato, presente e futuro, senza giungere ad una conclusione. Per comprendere meglio di cosa stiamo parlando, analizziamo tale fenomeno.

Cos’è il rimuginio?

Il rimuginio è un fenomeno psicologico, divenuto oggetto di studio a partire dagli anni ’90. Il primo ad occuparsene fu Thomas Borkovec, ricercatore americano, non a caso esperto in disturbi d’ansia. Infatti una componente importante dell’ansia è proprio la caratteristica di pensare ossessivamente ad una situazione, con l‘illusione onnipotente di poter a tutti costi controllare gli eventi.

Nei suoi studi sull’insonnia, Borkovec scoprì che molte persone erano intrappolate in questo meccanismo mentale conosciuto come rimuginio. In quest’ottica l’insonnia è data dall’incapacità di lasciarsi andare e di “mettere in standby” il flusso di pensieri. Chi soffre di insonnia si ritrova spesso a riflettere sui propri problemi, in piena notte, imprigionato in un ragionamento infinito, che talvolta sfocia in autocritica.

Potremmo dire che l’ansia si nutre di pensieri tossici, in quanto ossessivi e ripetitivi. Chi soffre della cosiddetta “ansia anticipatoria” cerca di immaginarsi situazioni future, passando in rassegna tutte le ipotesi negative. Lo scopo di tale processo sarebbe “prevedere” il futuro per prepararsi e “prevenire” l’esito catastrofico di un evento.

La verità però è che nulla può essere davvero “predetto” e “controllato” con la sola immaginazione e pianificazione mentale. Per vivere bisogna pur accettare la possibilità del rischio, senza che questo ci terrorizzi fino a paralizzare l’azione. Infatti, in ultima istanza il rimuginio è una trappola mentale che impedisce l’azione e spesso sfocia nell’evitamento di una situazione.

I pensieri tossici nei disturbi psicologici: come ostacolano il trattamento

Il rimuginio non è un disturbo psicologico a sè stante, ma un processo trasversale a molte psicopatologie che hanno nel proprio nucleo l’ossessione per il controllo. Come nell’ansia anticipatoria, anche nei DCA (disturbi del comportamento alimentare) è possibile rintracciare i pensieri tossici, in particolare in merito al cibo, al corpo e alle cosiddette “manovre” di controllo del peso. Il rimuginio nei pazienti con DCA rappresenta un vero ostacolo alla motivazione al trattamento. La psicoterapeuta Sandra Sassaroli approfondisce l’interesse verso questo processo nei suoi studi sui DCA. La motivazione al cambiamento (dunque ad abbandonare quelle “manovre”) è ostacolata dall’insorgere di pensieri tossici, ripetitivi e angosciosi, diretti a controllare l’alimentazione. Nel caso dei DCA l’evento futuro spiacevole e da scongiurare è l’aumento del peso. Il tema del controllo ossessivo si allaccia praticamente ai pensieri tossici.

I disturbi mentali secondo una concezione psicoanalitica non sono altro che l’esasperazione di processi normali, che in virtù della patologia perdono la loro funzione normale. Il rimuginio non è altro che uno stile di ragionamento analitico, ma ripetitivo, perseverante e focalizzato su contenuti mentali negativi. Tornando al rimuginio ansioso, immaginare quanti scenari futuri negativi si possono verificare è un tentativo di controllare il futuro e di rispondere a domande del tipo: se capitasse qualcosa di brutto, cosa succederebbe? Il problema è che il rimuginio non si conclude mai e non arriva ad una soluzione vera e propria. La soluzione non c’è perché sto ragionando su problemi che non esistono ancora nella realtà; sto ragionando su qualcosa che appartiene ad un futuro che non conosco e non posso controllare; sto ragionando su ipotesi disastrose che hanno una scarsissima probabilità di verificarsi realmente.

I pensieri tossici nella vita comune

Eppure i pensieri tossici non sono esperienza comune soltanto per chi ha un disturbo psicologico conclamato, come un ansia cronicizzata o un disturbo alimentare. Ciascuno di noi può aver sperimentato in un periodo della propria vita tale “strategia di controllo”, senza trarne beneficio.

Nel corso della vita, tutti siamo sottoposti ad esperienze dolorose (come un lutto, una separazione, un’ospedalizzazione, bullismo etc.) che ci hanno esposto inevitabilmente a stress, pressioni, giudizi negativi; fino a riscoprirci da adulti psicologicamente sensibili e vulnerabili. Anche i dubbi fanno parte della vita, il punto è: come reagisco quando emerge un dubbio intrusivo? Se riflettiamo a lungo sulle cose negative che potrebbero capitare, ci troviamo di fronte una catena di pensieri tossici.

La sofferenza psichica non sempre si tramuta in psicopatologia. Le esperienze negative, così come le emozioni negative (come rabbia, tristezza, delusione etc.) fanno parte della vita. Al contrario, proprio il tentativo di rimuoverle o nasconderle, rappresenta una potenziale fonte di disagio.

Allora cosa trasforma la vulnerabilità in un disturbo? La differenza risiede proprio nella presenza del rimuginio, quel processo mentale che mantiene stabile una condizione emotiva che normalmente è transitoria. In conclusione, le emozioni negative e le esperienze dolorose vanno attraversate senza timore. Se si avverte la sensazione di essere sopraffatto da esse, è importante rivolgersi ad uno psicologo per affrontare l’argomento e interrompere la catena di pensieri tossici.

Come riconoscere i pensieri tossici: le tipologie di rimuginio

Riconoscere il rimuginio come meccanismo che imprigiona la mente è il primo passo per poter chiedere aiuto. A tale scopo descriviamo in seguito quali sono le diverse forme di rimuginio:

  • il rimuginio ansioso
  • il rimuginio desiderante
  • la ruminazione depressiva
  • la ruminazione rabbiosa

Il rimuginio ansioso

Si tratta della tendenza a immaginare e a preoccuparsi eccessivamente delle cose negative che potrebbero accadere. Lo scopo è ancora una volta arrivare ad una soluzione fattibile su come prevenire e affrontare il futuro. È uno stile di pensiero, una strategia di pensiero che l’individuo attiva quando emergono dubbi nella coscienza. Invece di fare una lucida valutazione dei dati di realtà che ho a disposizione, un’analisi della situazione reale, mi perdo in una catena di immagini ipotetiche negative.

Perché è un meccanismo mentale così difficile da scardinare? Perché lo scopo iniziale è la rassicurazione; tuttavia ogni pseudo-soluzione che la nostra mente ha elaborato viene vanificata dall’emergere di un nuovo dubbio intrusivo, che dà il via ad un nuovo pensiero tossico e così via. Il rimuginio aumenta e prolunga l’ansia, invece di rassicurare. Il rimuginio causa stress, produce sensazioni di disagio fisico e psicologico che a loro volta mantengono l’organismo sempre in allarme.

Il rimuginio desiderante

In questa forma di rimuginio, l’oggetto dei pensieri tossici sono i nostri desideri, anche quelli che temiamo di realizzare (ad es. la tentazione tradire il partner). Il rimuginio desiderante assume dunque la forma di una lotta contro se stessi, come una sorta di “vorrei, ma non posso”. Quali sono i pro e i contro del cedere ad una tentazione o ad un desiderio non voluto? Una domanda che dà luogo ad un ragionamento e ad una lotta infinita. Come abbiamo detto, il rimuginio logora la mente e mantiene uno stato di stress che non ci consente di prendere decisioni lucide e definitive. Il rimuginio desiderante sottrae risorse all’autocontrollo, di conseguenza si tende ad adottare risposte impulsive, che possono sfociare in condotte problematiche (ad es. abuso di sostante).

La ruminazione depressiva

Con il termine “ruminazione” ci riferiamo al fenomeno in cui il cibo già ingerito viene rigettato in bocca per un’ulteriore masticazione. Una definizione che si accosta bene a quella del rimuginio. Rimuginare significa riportare alla mente sempre gli stessi pensieri tossici; continuare a riflettere in modo analitico e focalizzato su contenuti mentali che sono già stati elaborati. Si tratta di un’elaborazione all’infinito di pensieri depressivi, il cui nucleo è spesso l’autocritica, l’autosvalutazione, il senso di colpa e la mortificazione di sé. La domanda ripetitiva è il “perché” delle cose passate. Il focus è una ricerca infinita di una causa: Perché è successo a me? Cosa ho fatto per meritarmi questo? Se avessi fatto diversamente, cosa sarebbe successo? etc.

Rispetto al rimuginio desiderante e all’ansia anticipatoria, la ruminazione depressiva è più legata al passato piuttosto che al futuro. Conflitti, fallimenti, separazioni, lutti e altre esperienze dolorose (insieme ai correlati emotivi) sono tenute vive dalla ruminazione. Così come non possiamo prevedere e controllare il futuro, non possiamo modificare il passato. Le esperienze dolorose possono essere affrontate ed elaborate in un percorso di sostegno psicologico o di psicoterapia.

La ruminazione rabbiosa

Nella ruminazione rabbiosa il focus dei pensieri tossici è su eventi che inducono rabbia e rancore (ad es. un litigio, un dissapore). Anche in questo caso si è intrappolati in un ragionamento sul passato, alla ricerca di un presunto colpevole da cui ci si sente perseguitati. Sarà capitato a tutti di ripensare ad un litigio, di immaginare discussioni senza mai realizzarle per timore o perché non eravamo in condizioni di poterlo fare (perché l’altra persona è il nostro capo). In altre parole si immagina una sorta di “vendetta” che però non avviene mai. L’obiettivo è provare a sentirsi più forti e “prepararsi” per il prossimo scontro; smettere di sentirsi vittime. Il rischio però è fare come la pentola a pressione: invece di lasciarci alle spalle l’episodio avverso, invece di elaborare l’accaduto e calmarci, fomentiamo rabbia e rancore. La tensione si accumula e infine basta una piccola scintilla a farci esplodere. In questo stato di cose, rischiamo di trascinare rabbia e rancore anche in altre relazioni: potremmo persino finire per generalizzare ed esasperare ogni rapporto. Il rimuginare impedisce alla nostra mente di dimenticare i torti subiti e il perdono non è contemplato.

Se ti riconosci in una di queste situazioni, non esitare a chiedere una consulenza psicologica, utilizzando il format apposito.

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